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Famiglie ricostituite

(aspetti processuali)


Le famiglie ricostituite presentano delle differenze strutturali, rispetto alle famiglie tradizionali, che generano diverse modalità di funzionamento familiare.

Innanzitutto, le famiglie ricostituite sono molto più complesse delle famiglie tradizionali a causa del largo numero di relazioni con altri significativi che vengono acquisite con la fusione di due famiglie (Visher e Visher 1982).

In secondo luogo, i confini delle famiglie ricostituite sono meno marcati rispetto a quelli delle famiglie tradizionali, in parte a causa del movimento dei figli di primo letto tra i due genitori biologici, che comporta anche un contatto tra gli ex coniugi (Visher e Visher 1982).

Un’altra particolarità è la mancanza di norme sociali di riferimento, riguardanti le relazioni tra i membri delle famiglie ricostituite (Cherlin 1978, Furstenberg e Spanier 1984). La mancanza di norme culturali di riferimento richiede una maggiore flessibilità e una continua negoziazione tra i membri della famiglia, causa spesso di tensioni e conflitti.

Il mantenimento dei confini

Gli studiosi della famiglia sono concordi nel ritenere che uno dei compiti più importanti che le famiglie devono adempiere é definire e mantenere confini coerenti attorno e all’interno dell’unità familiare.

Due confini in particolare devono essere chiaramente definiti: i confini esterni e i confini intergenerazionali.

Le famiglie ricostituite hanno un terzo confine che deve essere definito e mantenuto: il confine tra i due nuclei familiari che si sono formati in seguito al divorzio.

I confini esterni aiutano la famiglia a mantenere la propria identità, sicurezza e integrità contro le pressioni provenienti dall’esterno.

L’apertura o la chiusura dei confini esterni varia con il passare del tempo in ogni famiglia, così come tra diverse famiglie.

I confini intergenerazionali proteggono l’identità, l’integrità e l’intimità del sottosistema genitoriale da una parte e del sottosistema figli-fratelli dall’altra.

Questo processo secondo i Visher (1990) richiede alcuni passaggi:

La poca chiarezza di confini, tipica delle famiglie ricostituite, può avere come conseguenza la rottura dei confini del sottosistema genitoriale e del sottosistema dei figli (Berman 1985, Lutz 1983, White, Brinkerhoff e Booth 1985).

Una rottura dei confini intergenerazionali é evidente nell’incesto genitore - figlio, nei rapporti sessuali tra genitore acquisito e figlio acquisito, nei casi di abusi fisici o psicologici dei genitori sui figli o di violenza degli adolescenti diretta contro i genitori (Ihinger-Tallman e Pasley 1987, Ganong e Coleman 1994).

La violazione dei confini intergenerazionali avviene anche quando ai figli é richiesto di assumere ruoli che sono inappropriati per la loro età.

Alcuni figli assumono il ruolo di confidente del genitore dopo la separazione, il divorzio o durante un periodo di crisi coniugale. Questo ruolo adulto, di “pari”, é un ruolo che non sempre i figli sono abbastanza maturi da sostenere, comportando spesso l’inversione di ruoli tra genitore e figlio, di solito a danno del figlio.

Il confine interfamiliare é il terzo aspetto della definizione e del mantenimento dei confini relativo alle famiglie binucleari (Ihinger-Tallman e Pasley 1987, Ahrons 1979). Questo confine dovrebbe essere abbastanza flessibile da permettere l’ingresso dei figli di primo letto in visita e l’uscita dei figli residenti per frequentare il genitore non affidatario e la sua famiglia.

Una delle manifestazioni più evidenti della confusione dei confini nelle famiglie ricostituite è il disaccordo tra i membri su chi ritenere parte della famiglia e chi no (Barbagli 1990, Ihinger-Tallman e Pasley 1987). Secondo Hobart (1988) l’ambiguità dei confini riscontrata nelle famiglie ricostituite comporta anche una confusione nella distribuzione dei ruoli tra i membri della famiglia.

La coesione

La coesione, o senso di unità, é una qualità della vita familiare caratterizzata da quanto i membri della famiglia si sentono vicini gli uni agli altri, se sentono di appartenere a, e se sono fieri della loro famiglia. La coesione familiare si sviluppa grazie a comportamenti come: assegnare ad ogni persona un posto speciale nella nuova famiglia, stabilire relazioni cordiali con l’ex coniuge e creare una nuova casa sentita come confortevole sia dai genitori che dai figli. Anche lo stress associato alla soluzione di problemi può aiutare a promuovere la coesione familiare (Ihinger-Tallman e Pasley 1987).

Numerose ricerche hanno riscontrato che le famiglie ricostituite hanno un livello di coesione minore e una maggiore conflittualità rispetto alle famiglie tradizionali (Hetherington 1989, Amato 1987, Peek et al. 1988, Thompson et al. 1992, Vuchinich et al. 1991, Bray e Berger 1993).

Secondo Barber e Lyons (1994) la coesione può essere meno importante per l’adattamento nella famiglia ricostituita, a causa dei molteplici legami con persone al di fuori di essa, come ad esempio il genitore non affidatario e i suoi parenti.

Inoltre una bassa coesione può anche essere dovuta ai maggiori interessi al di fuori della famiglia e ai frequenti contatti sociali dei membri che ne fanno parte (Amato 1987).

Peek e colleghi (1988), hanno trovato che le famiglie ricostituite sono meno coesive, tranne i coniugi, hanno una minore flessibilità ed apertura e un più basso livello di capacità interattive, rispetto alle famiglie nucleari.

Altre ricerche hanno confermato che la minore coesione si verifica soprattutto tra i genitori acquisiti e i figli (Anderson e White 1986, White e Booth 1985).

Non tutti gli studi confermano, invece, la maggiore conflittualità delle famiglie ricostituite (Borrine et al. 1991).

Alcune ricerche non hanno trovato differenze significative tra il tipo di famiglia (nucleare, con un solo genitore e ricostituita) e il funzionamento della stessa (McFarlan et al. 1995, Peek et al.1988).

La comunicazione

Una coppia al primo matrimonio condivide una storia in cui i modelli di comunicazione si sviluppano contemporaneamente all’evoluzione della relazione.

Così, sebbene tutti qualche volta fraintendono, é più probabile che ci sia minore discrepanza tra le aspettative e i risultati di una comunicazione nella famiglia al primo matrimonio, che nella famiglia ricostituita.

Nella famiglia nucleare tradizionale i membri sanno cosa aspettarsi gli uni dagli altri e possono interpretare i comportamenti all’interno del contesto della storia familiare.

Quando un uomo e una donna danno vita ad un nuovo matrimonio dopo un divorzio, trasferiscono i vecchi modelli comunicativi nella nuova relazione.

Come nel primo matrimonio, i due coniugi devono imparare ad interagire tra loro e stabilire chiari modelli di comunicazione.

Da diversi studi risulta una minore comunicazione all’interno delle famiglie ricostituite (Bray e Berger 1993, Schultz et al. 1991, Bray 1988).

La comunicazione nella famiglia ricostituita é più complessa quando i figli del matrimonio precedente ne fanno parte. In questa situazione, il processo di negoziazione é confuso dalle abitudini idiosincratiche, dalle aspettative, dalle tradizioni, dalle regole e dai ruoli che sono stati sviluppati in due differenti famiglie, unite dal nuovo matrimonio (Ihinger-Tallman e Pasley 1987, Schultz et al. 1991).

Schultz e colleghi (1991), hanno riscontrato che le famiglie ricostituite di tipo complesso hanno dei modelli di comunicazione di minore qualità rispetto alle famiglie ricostituite di tipo semplice. Essi ipotizzano che le difficoltà incontrate dalla coppia riguardo all’educazione e alla disciplina dei figli possono essere così intense da influire negativamente su altre aree della relazione familiare.

Le coppie risposate riportano come argomenti principali di discussione e di conflitto le questioni relative ai figli del matrimonio precedente e le questioni finanziarie (Hobart 1991).

Altri studi hanno confrontato il livello di comunicazione tra i membri di famiglie tradizionali, con un singolo genitore e ricostituite, riportando che non ci sono differenze significative nella comunicazione tra i differenti tipi di famiglia (Fox e Inazu 1982, White e Booth 1985).

Diversi studi sulle famiglie ricostituite indicano che la qualità della comunicazione tra il genitore acquisito e il figlio acquisito é correlata positivamente alla soddisfazione familiare di tutti i membri. Koren e i suoi colleghi (1983) riportano che i figli si sentono maggiormente soddisfatti ed accettati quando la comunicazione con il genitore acquisito dimostra affetto e interesse. La buona comunicazione tra genitore acquisito e figlio acquisito é correlata alla frequenza delle attività svolte insieme e alla presenza di chiare regole comportamentali. Inoltre, la buona comunicazione tra marito e moglie é correlata negativamente alla frequenza dei conflitti e dei comportamenti evitanti. Dunque, il modo in cui i membri della famiglia ricostituita comunicano le loro aspettative, le loro emozioni e le considerazioni positive influenza la soddisfazione generale dei membri della famiglia.

Le relazione acquisite

Lo sviluppo della relazione tra il genitore acquisito e i figli è uno dei compiti più importanti, ma anche uno dei più difficili, che la famiglia ricostituita deve affrontare. Prima della ricostituzione familiare, ci si aspetta che i nuovi membri svilupperanno velocemente relazioni intime ed affettuose.

Ma le relazioni acquisite sono, di solito, cariche di difficoltà (Lawton e Sanders 1994). Innanzitutto, bisogna considerare il fatto che, mentre nella famiglia nucleare la relazione tra i coniugi precede quella con i figli, nella famiglia ricostituita questo non avviene. La relazione tra il genitore acquisito e i figli si sviluppa contemporaneamente alla relazione tra i partner. Secondo Kurdek e Fine (1995), questo comporta una differenza nella permeabilità dei confini dei tre sottosistemi della famiglia ricostituita: il sottosistema della coppia, il sottosistema genitore affidatario-figli e il sottosistema genitore acquisito-figli.

Da una ricerca condotta dagli autori è risultato che il confine tra il sottosistema della coppia e il sottosistema genitore acquisito-figli è più permeabile di quello tra il sottosistema della coppia e il sottosistema genitore affidatario-figli. Inoltre, la diversa permeabilità di confini può avere come conseguenza il fatto che un problema nella relazione tra genitore acquisito e figli influenzi il rapporto di coppia.

Hetherington (1993), in base ai suoi studi, afferma che il modo migliore per ottenere l’accettazione da parte dei figli preadolescenti è di tentare di costruire una relazione con loro lentamente, dare supporto alle scelte educative della madre, senza cercare, soprattutto inizialmente, di controllare ed educare i figli di propria iniziativa.

Nei primi periodi dopo la ricostituzione familiare, esercitare sia un ruolo autoritario e punitivo che autorevole e caloroso, crea una maggiore resistenza da parte dei figli più piccoli, mentre un immediato stile educativo autorevole, da parte del genitore acquisito, crea un’accettazione più rapida e dei risultati più positivi per i figli adolescenti.

La relazione tra madre acquisita e figli è tra le più difficili da sviluppare e da accettare sia per gli adulti, che per i bambini (Burgoyne e Clark 1982, Furstenberg e Nord 1985). Come ho già detto, la figura della madre acquisita è vittima di stereotipi, radicati nella cultura occidentale e tramandati tramite favole e leggende popolari, che la dipingono come una donna fredda, crudele e non curante dei figli. Alcuni ricercatori, in effetti, hanno riscontrato che le madri acquisite hanno più problemi di relazione con i figli acquisiti, rispetto ai padri acquisiti e che le famiglie ricostituite con madre acquisita hanno frequentemente conflitti intensi e un minore adattamento (Clingempeel e Segal 1986, Hobart 1987, Kurdek e Fine 1993). Le madri acquisite sono meno soddisfatte della loro relazione con i figli, rispetto ai padri acquisiti (Ahrons e Wallisch 1987, Hobart 1987), e mettono in atto comportamenti più negativi verso di loro (Hetherington 1987, Santrock e Sitterle 1987).

La nuova partner del padre viene spesso guardata con sospetto dai figli, dalla madre biologica e dalla rete di persone che circondano la famiglia. La sua reputazione può variare da quella “rovina famiglie”, per i parenti della madre biologica, a quella di ”angelo del focolare”, che con la sua generosità ed il suo impegno ha aiutato a crescere dei poveri bambini (Bernardini 1997).

L’ostacolo più grande, per lo sviluppo di questa relazione, sono i conflitti di lealtà, che si creano per i figli, tra la madre biologica e la madre acquisita (Hobart 1987, Bernardini 1997). La madre è una figura affettiva molto importante per lo sviluppo dei bambini. Dedicare affetto, attenzione, ma anche solo parlare con una donna che ha preso il posto della madre, accanto al padre, è vissuto come una forma di alto tradimento per i figli. Spesso essi, per reazione, ignorano la presenza di questa donna in casa, la escludono dalla loro vita, dal loro campo visivo, dalla comunicazione.

D’altro canto, la madre acquisita è soggetta ad un altro mito, che di certo non facilita le cose: il mito dell’amore istantaneo per i figli di primo letto del partner (Oliverio Ferraris 1997). Ma come si fa a voler bene a dei piccoli mostri che fanno finta di ignorare la tua esistenza? Probabilmente non è certo amore a prima vista quello che una donna prova di fronte all’atteggiamento distante dei figli del partner.

Comunque, il rapporto tra madre acquisita e figli può evolvere anche in altro modo. I figli potrebbero gradire la presenza di una donna in casa che si occupa di loro, che soddisfa quei piccoli bisogni quotidiani che forniscono loro sicurezza e amore, giorno dopo giorno. D’altra parte, le attenzioni quotidiane della madre acquisita verso i figli possono provocare una forte ostilità da parte della madre biologica.

Spesso in queste famiglie si osserva una delega alla madre acquisita, da parte del padre affidatario, ad occuparsi dei figli. Questa delega può essere più o meno esplicita e più o meno accettata sia dalla madre acquisita che dai figli (Oliverio Ferraris 1997).

Il rapporto tra i figli e la madre acquisita dipende anche dalla frequenza delle visite della madre biologica. Un contatto regolare con la madre biologica non affidataria è correlato ad una minore qualità della relazione tra i figli e la madre acquisita (Clingempeel e Segal 1986). Anche il sesso dei figli influisce sulla relazione, sembra infatti che le figlie femmine abbiano delle relazioni più problematiche con le madri acquisite (Clingempeel, Brand e Ievoli 1984).

Le difficoltà ad accettare questo rapporto potrebbero dipendere anche dal fatto che esistono poche famiglie ricostituite di questo tipo e quindi, esistono pochi modelli di riferimento, sia per le madri acquisite, che per i figli. La mancanza di un confronto può far sentire i membri di queste famiglie come casi unici e isolati (Ganong e Coleman 1994).

Statistiche

Dopo l’introduzione della legge sul divorzio in Italia, avvenuta nel 1970, la percentuale delle seconde nozze è quasi raddoppiata, passando dal 3% nel 1970 al 7% dei matrimoni nel 1993 (Zanatta 1997). Nel 1994–1995 (dati medi), le coppie sposate in seconde nozze e quelle conviventi more uxorio, a seguito di un divorzio, sono 593 mila, circa il 4% di tutte le coppie. Esse sono più diffuse nelle regioni del nord e del centro del nostro paese e raggiungono le quote più alte (5,5%) nelle grandi aree metropolitane (Zanatta 1997). Barbagli (1990) ha riportato le percentuali delle seconde nozze in alcuni comuni del nord e del centro Italia nel 1988: esse erano il 12% a Roma, il 14% a Torino, il 18% a Genova e il 19% a Milano e Bologna. Questi dati si avvicinano molto a quelli dei paesi centro – settentrionali dell’Europa, dove le famiglie ricostituite sono molto più diffuse che in Italia.